SFS22, De Rossi ai giovani: “Non legatevi al club, giocate!” Mancini: “Porte aperte a tutti”

Roberto Mancini e Daniele De Rossi grandi protagonisti del Social Football Summit a Roma: l’intervista completa dei due azzurr sul presente e futuro della Nazionale

Daniele De Rossi e Roberto Mancini calamitano l’attenzione di tutto il Social Football Summit 2022. Il ct della Nazionale e l’ex capitano della Roma, collaboratore del mister, sono stati intervistati da Matteo Marani allo Stadio Olimpico, toccando tantissimi argomenti.

mancini de rossi marani calciomercato.it 20220928

Le parole di Roberto Mancini

“È molto importante saper utilizzare i social e questo accade ancora poche volte. Bisogna fare attenzione, i ragazzi giocano a calcio ed è la cosa più bella, devono capire che non hanno tanti anni per fare il calciatore e devono concentrarsi lasciando da parte il resto. A questa esposizione bisogna farci l’abitudine e stare attenti.

Come avete fatto a costruire questo gruppo? “Stiamo lavorando, questa settimana i ragazzi sono stati bravi, ma purtroppo soffriremo durante il Mondiale. Non mi passa mai, è stato totalmente ingiusto ma è il calcio e anche le sconfitte vanno affrontate. Purtroppo questo è, ma la Nations League è stato un momento positivo. L’Inghilterra è una squadra che nonostante tutto può anche vincere il Mondiale, ha una rosa incredibile, anche l’Ungheria le ha battute entrambe, i ragazzi hanno messo tutto in un momento in cui la condizione non è il massimo. Hanno messo grande impegno, cambiando sistema, nelle difficoltà sono stati bravi”.

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Ancora Mancini: “La Nazionale dà delusioni ma anche grande soddisfazione, ha un palmares tra i migliori al mondo. Si deve migliorare qualcosa, dare fiducia ai ragazzi più giovani. All’inizio abbiamo fatto errori e si riparte da lì, ma è impossibile che un ragazzo giovane faccia subito tutto giusto. Forse solo Messi”.

Sei diventato più comprensivo da ct? “Le porte dell Nazionale sono aperte a tutti, anche a chi ha sbagliato, basta chiedere scusa ai compagni e tornare. Ai giovani va data la possibilità di giocare e sbagliare”.

Cosa ti ha convinto a restare? “Non lo so, in quei momenti sai che è andata male, ma vincere l’Europeo è stato bellissiimo, vincere con la Nazionale è la cosa più bella. Ora dovremo aspettare quattro anni e cercheremo di vincere i prossimi di Mondiali. Tutti quanti erano in una situazione difficile, ma erano tutti positivi nei miei confronti. Questo mi ha convinto”.

Le parole di Daniele De Rossi

Accanto a lui Daniele De Rossi: “Quando sono arrivato io i cellulari non c’erano, già gli mms erano parecchio, rimpiango anche io quel momento perché ora senza cellulare mi sento fuori dal mondo. Nello spogliatoio non c’era mai questo pezzo di plastica, si stava insieme, si parlava, si giocava a carte e c’erano più italiani. Ho aperto Instagram perché sapevo che c’erano le pagine fake, un giorno sotto casa mia ho incontrato uno che mi ha ringraziato per le parole su Kobe Bryrant ma io non avevo scritto niente. Sono molto poco attivo, non ho quella morbosità di mostrare tutto. L’altro giorno ho beccato un ragazzo in fisioterapia che leggeva i commenti su Instagram e non era un momento positivo, quindi gli ho detto che non doveva farlo”.

Sulla match analysis: “Non si può fare a meno dei big data. L’analisi dell’avversario, dei giocatori, della partita, sono troppo importanti. Non basta più l’occhiometro, anche se la vecchia scuola che rivendica questo strumento. Con l’occhio si può lavorare ma se hai una sensibilità da mister. Anni fa alla Roma stavano comprando un centrocampista, ma io pensavo fosse molto più forte Nainggolan e volevo lui, anche se aveva numeri migliori l’altro giocatore”.

Cosa ti piace di questo gruppo della Nazionale? “Che è rinato dalle proprie ceneri, di Italia-Svizzera. Non è cambiato molto da prima dell’Europeo, non doveva esserci un ammorbidimento. Il rapporto che ha creato Mancini è su cordialità e rispetto, li lascia vivere. Ho avuto tanti allenatori in Nazionale, ma a volte mi pesava andarci, la sensazione è che ora sia tornato un piacere andare in Nazionale anche se ovviamente dovrebbe esserlo sempre. L’Europeo lo ricordiamo con felicità perché l’abbiamo vinto, ma siamo stati 50 giorni chiusi senza poter vedere nessuno e se avessimo potuto stare altri dieci giorni l’avremmo fatto”.

Secondo te si può fare qualcosa per invertire la tendenza nel reperire i giocatori di qualità? Probabilmente c’è un impoverimento, anche perché si vive meno per strada, col pallone in mezzo ai piedi, in spiaggia a Ostia come facevo io tutto il giorno. Prima o giocavi a pallone o a guardie e ladri. C’è meno materia prima ma c’è, abbiamo trovato 4-5 giocatori nelle giovanili che anche io non conoscevo. Se hai occhio e coraggio i giovani ci sono. Però gli consiglio di giocare, tanti ragazzi restano attaccati alle squadre di apparteneneza, ma i giocatori forti devono giocare, hanno la fortuna di avere un ct che non si fa problemi. Lo abbiamo visto con Zaniolo, il materiale c’è e basta cercarlo aiutando chi è sulla punta della piramide e a vederli e valorizzarli”.

Quando vedi Raspadori cosa provi? L’essere umano Raspadori ti rende felice vederlo felice, avrebbe potuto giocare negli anni 70-80, è un giovane galantuomo. Mi rende felice vedere questi ragazzi che fanno questo percorso. Con Lippi eravamo in due dall’Under 21, ne buttava dentro di meno. Mancini ne ha presi almeno una decina”.

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