Napoli-Cagliari, Spalletti: “In sette per il primato. Ecco quando torna Mertens”

Le parole di Luciano Spalletti in conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Cagliari, match valevole per la sesta giornata di Serie A

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Napoli Cagliari Spalletti
Spalletti

Cinque vittorie in altrettante partite e uno score praticamente perfetto. Il Napoli punta al sesto successo in questo inizio di campionato e per farlo si prepara a sfidare il Cagliari al San Paolo. Luciano Spalletti si prepara dunque a sfidare il conterraneo Walter Mazzarri, che affronta il suo passato. Calciomercato.it seguirà per voi la conferenza dell’allenatore partenopeo.

Quanto le piace questo suo Napoli?
“Ad essere noi si sta bene. Ci sentiamo avvolti da questo affetto della città e dei tifosi. Poi sappiamo che ci sono dei momenti dove si possono fare più punti e altri di meno.Viviamo con totale equilibrio. Non ci nascondiamo da niente, però quello dei candidati alla prima posizione è un condominio di sette squadre. Non vogliamo le quote degli altri, sono le stesse quote. Dobbiamo essere pronti a tutto”.

Quanto lo sente già suo il Napoli e che margini di crescita ci sono?
“Gli accostamenti alle panchine precedenti non possono che farmi piacere. Non è solo il Napoli di Gattuso o di Sarri, ma anche di Ancelotti e di Benitez. Bisogna saper organizzare le cose, però ci sono comprese le qualità e il talento di questi calciatori che già sono loro. È facile chiedergliele”.

Che Cagliari si aspetta e qual è il suo rapporto con Mazzarri?
“Io lo conosco bene. C’è un chilometro di differenza tra dove abitiamo. Abbiamo confidenza. Quella stretta di mano è un gioco confidenziale tra amici. Mi aspetto una squadra organizzata. La partita con la Lazio hanno dimostrato di saper già quello che Mazzarri vuole. Ci vorrà il massimo della nostra qualità messe in un contesto di squadra. Solo con le individualità non ce la possiamo fare”.

Si diverte con i cinque cambi? È una nuova frontiera?
“Si, è una novità importante, dobbiamo essere pronti e devono essere pronti i giocatori, perché interpretano sei mio amico se mi dai la maglia, altrimenti non sei l’allenatore che preferisco. Lavorando anche sui numeri. si rendono conto che quelli che subentrano fanno la differenza. Ci sono i titolari del primo tempo e quelli del secondo tempo. Bisogna giocare al fianco di tutti. Io turnover lo chiamerei tra un po’, ora bisogna entrare in forma per me, è proprio il contrario. Qualcuno ha giocato di più per la condizione, poi tra poco le gare diventeranno tante e bisognerà stare attenti. Oltre al tempo effettivo è questo il futuro, molte sostituzioni, il 50% della squadra che dà impulso anche allo spettacolo per coinvolgere la gente. Le gare sono più belle, quando entrano gli attaccanti esterni e gli attaccanti e rimettono dentro talento, scatti, tecnica e gol”.

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Nei millesimi delle altre 6 sorelle, ne ha di più il Milan o l’Inter?
“Nei condomini se ne danno sempre di più agli altri, serve l’amministratore. Lì abbiamo tutti allo stesso modo, a meno che non si voglia dare di più pressione a ad uno ad un altro. Tutti abbiamo le stesse caratteristiche, noi abbiamo la fortuna del club che s’è organizzato lo stesso senza cedere, qualcuno è partito come Hysaj, Bakayoko e Maksimovic, ma grossomodo siamo gli stessi, altre società hanno ricomprato, altri hanno speso tanto per mettere dentro elementi, questi specchi stridono quando ti arrampichi”.

Sul rientro di Mertens.
“Ha spinto per esserci. Abbiamo avuto un contatto con il prof. che l’ha operato. Rientra prima del previsto, perché lui ci vuole essere“.

Dieci marcatori diversi, come ci è riuscito?
“Vi ricordo che ho 62 anni, qualche situazione l’ho vissuta. Sono io che decido quello che mi fa piacere e quello che non mi fa piacere. Se poi i calciatori con questa qualità, come in questo caso, vogliono creare anche un squadra, diventa una roba importante. Il merito individuale, poi, a fine anno se lo vogliono spartire tutti in parti uguali. Così è facile per un allenatore. Alla società bisogna dar merito che ha fatto tornare Ospina in tempo per giocare con la Juventus. Queste sono cose che si fanno tutti insieme”.

Ha notato miglioramenti nella mentalità della squadra?
“Si. Non sono uno psicologo però, i giocatori devono anche stimolarsi da soli. Qualcosa si tenta di dire. Quella dello psicologo è una cosa che non mi piace molto, sta dentro al lavoro dell’allenatore. Se si ha tecnica la palla va riconquistata, perché loro non ce la danno. Si tenta di mettere a fuoco alcune cose, ma i calciatori le riconoscono da soli, non c’è bisogno di andare a martellare”.

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Risultati più netti e ampi negli ultimi due scontri, cosa è cambiato?
“Nulla. Abbiamo fatto un primo tempo a Leicester, l’ultima partita abbiamo avuto un po’ di difficoltà nei primi venti minuti. Se loro avessere segnato in quel momento, il risultato non sarebbe stato così rotondo. Può capitare che fallisci l’occasione e prendi il gol. Bisogna sempre migliorare ed essere pronti a ogni situazione, sia in una partita che in un’intera stagione. L’essenziale è sempre lavorare in maniera corretta e prevedere quello che sta per venirti addosso”.

Il centrocampista deve essere uno stoccatore?
“Zielinski non da tempo al portiere di organizzare. Ellmas è uno che tira da fuori e fa gol-. Fabian Ruiz ce l’ha fatto vedere. Anche Anguissa secondo me lo sa fare. Qualcuno ce l’abbiamo, anche Demme ce l’ha il tiro dalla distanza, Lobotka magari un po’ meno. Sotto questo aspetto siamo apposto. Devi avere anche questa qualità nel tuo bagaglio”.

Che ne pensa delle prestazioni di Rrahmani? Come ha reagito Manolas alle tre panchine consecutive?
“Domenica ha giocato un tempo e ha fatto vedere di essere in un contesto squadra. Rrahmani fa sempre parte del ragionamento dell’auto coinvolgimento, dei giocatori che vogliono alimentarsi da soli. È da lì che passa avere lo stesso comportamento nel tempo. Quando è così diventa più facile arrivare lontano”.

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Un commento su Anguissa. Secondo lei ha influenzato positivamente anche Fabian Ruiz?
“Io non lo conoscevo. Giuntoli e la società un po’ di più si. Nel calcio inglese hanno tutti voglia di portare il discorso su un piano fisico. In Serie A è più facile, perché ci sono meno giocatori con queste caratteristiche. Poi ci vuole anche qualità, che gli è aumentata dentro il nostro calcio. È un ragazzo splendido e semplice, sembrava che fosse tornato a Napoli. In questo modo migliorano anche quelli più tecnici, come Fabian Ruiz”.

Ci sono le condizioni per dire che si può aprire un ciclo Spalletti a Napoli? Come sta Ghoulam?
“Non si può fare un discorso ad ampio raggio. Alla crescita non c’è mai fine. Chi si mette a disposizione e ha le idee fantasiose, poi deve eseguire. Bisogna farle le cose, non dirle. Arrivare puntuali all’appuntamento, lasciare le cose in maniera ordinata per poi ritrovarle nel modo giusto. Ghoulam vuole stare dentro, se continua così probabilmente la prossima lo portiamo“.

Termina la conferenza stampa di Spalletti

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