La rivoluzione di De Laurentiis per salvare il calcio: “Il mio piano da 10 miliardi”

Aurelio De Laurentiis ha parlato della rivoluzione del sistema calcio, necessaria per la sopravvivenza dei club e la fruibilità del prodotto

Un piano per salvare il sistema calcio. Aurelio De Laurentiis ha parlato a ruota libera della rivoluzione necessaria per questo sport, che già da tempo vive una crisi importante che sta portando al limite finanziario tante società. Il caso Barcellona è emblematico, peggiorato senza dubbio dall’emergenza Covid ma comunque già di suo molto pesante. Il presidente del Napoli ha spiegato al ‘Daily Mail’ la sua visione: “Il sistema non funziona più. La Champions e l’Europa League non generano entrate sufficienti per i club, tali da giustificarne la partecipazione. Per essere competitivo c’è bisogno di tanti giocatori di alto livello, il che significa che devi spendere di più mentre i ricavi e i premi delle competizioni europee non ne tengono conto. Per questo i club hanno bisogno di parlare tra di loro per creare un torneo più moderno e redditizio per tutti i partecipanti”.

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Allegri
Massimiliano Allegri © Getty Images

De Laurentiis non nomina direttamente la Superlega, ma il nodo della questione torna a quel progetto lì, al netto della riforma della Champions League che secondo molti non basterà. Il patron del Napoli tocca i punti principali: “Bisogna ridurre il numero di partite riducendo le dimensioni dei campionati migliori di tutta Europa. Inoltre, va creato un campionato europeo con un sistema di ingresso democratico, basato su ciò che le squadre ottengono nelle loro competizioni nazionali. Ho esaminato un progetto pronto a portare 10 miliardi di euro al calcio europeo, ma ci vuole volontà e totale indipendenza”.

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De Laurentiis, con la sfida contro il Leicester di domani, parla poi anche del calcio inglese: “Noi italiani dobbiamo imparare dal. Se non cambiamo le regole del gioco e non lo rendiamo uno spettacolo migliore, i giovani ci abbandoneranno e il calcio non sarà più centrale nella nostra vita. La mia ricerca dice che le persone tra gli otto e i venticinque anni hanno smesso di guardare il calcio e preferiscono giocare con gli smartphone. Ora abbiamo lo ‘stadio virtuale’, che può attirare miliardi di persone a giocare gli uni contro gli altri”. La missione è quella di riportarli allo stadio o a seguire le partite.

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