Coronavirus, ESCLUSIVO Prof. Guerra: “Rischio elevato per il campionato. Vaccino unica soluzione”

Il Direttore vicario dell’OMS e membro del comitato tecnico scientifico intervistato, in esclusiva, da Calciomercato.it

CORONAVIRUS ESCLUSIVO RANIERI GUERRA FASE 2 GOVERNO CONTE RIPRESA SERIE A VACCINO – Dalla mezzanotte, è partita la tanto attesa 'FASE 2', denominata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, quella della convivenza con il coronavirus. I dati delle ultime settimane sono incoraggianti, ma non bisogna abbassare la guardia per evitare una nuova ondata e un secondo lockdown che sarebbe fortemente deleterio per tutto il Paese. Ma come si è arrivati alle nuove misure, che prevedono un graduale allentamento da oggi al 1 giugno prossimo? Lo abbiamo chiesto al Professor Ranieri Guerra, Direttore vicario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e membro del comitato tecnico scientifico che assiste il governo in questa emergenza.

“Il lavoro fatto si è basato su un'analisi approfondita della modellistica nazionale, arricchita e validata anche da calcoli e stime complesse dell'Imperial College e di accademie di altri Paesi con cui la Fondazione Kessler di Trento, l'ISS e l'INAIL hanno interagito sistematicamente fin dall'inizio dell'epidemia – le parole del Professor Guerra, in esclusiva, a Calciomercato.it – Tutti gli scenari che sono stati analizzati, hanno considerato il rischio di risalita dell'epidemia al di sopra del valore soglia di Rt = 1, che implicherebbe una ripresa sostenuta del contagio, con il conseguente potenziale impatto devastante sulle strutture sanitarie che abbiamo visto nella fase acuta. La valutazione del rischio legato alla fine del lockdown è stato fatto in base a parametri utilizzati da INAIL per le singole strutture produttive e in base alla stima del contributo alla ripresa inevitabile della circolazione del virus che sappiamo si determinerebbe con l'intensificarsi dei contatti comunitari, con la ripresa del trasporto pubblico e con la riapertura delle scuole. In altre parole, si è cercato di capire cosa e in che quantità si sarebbe potuto riaprire secondo varie combinazioni, ma impedendo comunque all'epidemia di riprendere vigore, mettendo in sicurezza il Paese. La progressività delle riaperture è legata al calcolo del rischio che si riesce ad affrontare e gestire senza imporre ulteriore carico di morbosità grave e mortalità alla nostra popolazione, già stremata. La tempistica è legata ad un periodo di incubazione medio (14 giorni) da frapporre tra una riapertura e l'altra, così da permettere di capire se si puo' procedere o se bisogna fermarsi perché i calcoli erano errati o perché la disciplina del distanziamento per qualche motivo non ha funzionato”.

La scienza cosa sa del coronavirus, allo stato attuale?
“Sappiamo molto, ma non abbastanza ancora, data la sua novità e dato il suo comportamento ancora non del tutto prevedibile sia a livello clinico individuale sia livello di popolazione. Ad esempio, ha un comportamento bizzarro nei singoli individui, dove sembra abbia una capacità di identificare le vulnerabilità di organo o sistema e colpire preferenzialmente non solo l'apparato respiratorio, ma anche quello nervoso ed escretorio sia direttamente che attraverso i fenomeni infiammatori che attiva, propagandosi subdolamente attraverso le cellule dell'endotelio vascolare. È poi un virus che impone una ripresa lentissima, in molti casi, con un'astenia pronunciata e ricadute relativamente frequenti. È, tuttavia, un virus piuttosto stabile, cosa che facilita la sintesi di vaccini che speriamo siano altamente efficaci, rispetto a un'immunità indotta che sembra buona, ma non sappiamo ancora se duratura. Molto da studiare, quindi, con uno sforzo scientifico e una mobilitazione di risorse mai visti prima”.

Una cura empirica, da estendere uniformemente su tutto il territorio italiano, esiste?
“No. come detto il virus colpisce in maniera individuale spesso. Quindi il lavoro del clinico è di verificare nell'armamentario che abbiamo a disposizione, ancora piuttosto limitato, quale tipo di protocollo puo' essere adottato. Nella gestione comunitarIa dell'epidemia la prescrizione è sempre la stessa predicate da tempo: distanziamento, lavaggio frequente e accurato delle mani, uso mirato delle mascherine, tracciamento e isolamento dei contatti, protezione degli operatori sanitari, miglioramente della capacità di sorveglianza attiva e di diagnostica molto celere“.

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Coronavirus, ESCLUSIVO Prof Guerra (OMS): calcio, seconda ondata e vaccino

Impossibile non parlare di calcio, dal punto di vista scientifico. Da oggi, dopo un primo no, il governo consente gli allenamenti individuali anche dei calciatori nei centri sportivi. Pensa che, allo stato attuale, sia inverosimile pensare di tornare in campo a giugno per concludere la stagione?
“Un conto è la ripresa degli allenamenti, anche se rappresenta una priorità relativa. Un conto è la ripresa dei campionati che, comunque, presenta criticità molto forti dal mio punto di vista, con un livello di rischiosità elevato, soprattutto per gli inevitabili assembramenti che potrebbe determinare”, il pensiero del Prof. Ranieri Guerra a Calciomercato.it.

Cosa ci può dire della paventata seconda ondata, prevista per i mesi autunnali? Come, e se, si può evitare?
“Lo scenario più probabile, se continuiamo con la strategia messa in atto finora, è di una serie di micro-riaccensioni della trasmissione virale in famiglie o piccole comunità. Se dovessimo fallire nel mantenere i criteri di distanziamento e di rarefazione delle attività collettive, potremmo in effetti assistere ad una ripresa dell'ondata epidemica, dato che comunque la maggior parte della popolazione rimane suscettibile e può essere contagiata. Per poter fare analisi più dettagliate, molto contribuirà anche l'indagine di di sieroprevalenza nazionale che sta per essere lanciata e che ci dirà quanto in effetti il virus si è diffuso nelle nostre comunità”.

Chiudiamo con la domanda che tutta la popolazione si fa: solo col vaccino ci potremo sentire al sicuro e ritornare alla nostra vita, così com'era intesa prima del 20 febbraio scorso?
Penso proprio di si. Questo non è un virus che ci abbandonerà presto o facilmente“.

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