Emergenza Coronavirus, Burioni: “Impensabile poter pensare di giocare”

Parla il noto virologo: ad oggi impossibile fare previsioni per un ritorno in campo

EMERGENZA CORONAVIRUS BURIONI / Il noto virologo, Roberto Burioni, è tornato a parlare dell'emergenza coronavirus. Difficile ad oggi fare una previsione sul ritorno in campo: “Purtroppo mi trovo in grande difficoltà a fare una previsione – ammette ai microfoni di 'Tuttosport' – Io penso che in questo momento sia indispensabile attendere ancora qualche settimana prima di progettare una possibile ripresa del calcio e di tutti gli altri sport. Prima, dovremo vedere cosa accadrà quando ricominceremo a uscire di casa. E anche che cosa accadrà con l'arrivo dell'estate. Temo però che fino a quando non avremo qualcosa di risolutivo contro questo virus sarà molto difficile rimettere dentro a uno stadio alcune decine di migliaia di persone: tutte insieme, tutte vicine, che si abbracciano quando la loro squadra segna. Temo che per un po' di tempo dovremo vivere questa nostra bellissima passione in un modo un po' diverso. Sarà un sacrificio che dovremo fare. Ma sono anche sicuro che poi un giorno torneremo a godere del calcio e di tutti gli altri sport, così come ne abbiamo goduto fino a oggi. O meglio: fino a ieri”.

 

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PORTE CHIUSE – “In questo momento è davvero impensabile poter giocare una partita: non solo per il pubblico, ma anche pensando a rimettere assieme già soltanto i giocatori e i tecnici. Aspettiamo ancora qualche settimana e poi magari potremo realmente cominciare a progettare un modo per poter vivere questa nostra passione in piena sicurezza. Perché in questo momento la priorità deve essere quella della salute”

VACCINO – “Dovremo certamente convivere con questo virus almeno per qualche mese, poi speriamo che arrivi un vaccino che ci liberi definitivamente da questa minaccia. Questo ci ricorda quanto fosse sciocca l’opposizione ai vaccini, perché ora vediamo bene che cosa significhi avere a che fare con un virus pericoloso e non poter disporre di un vaccino. Se avessimo un vaccino, sarebbe tutto risolto”.

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