Juventus, Marotta: “Supremazia netta. In Italia, invidia e alibi”

Il dirigente bianconero manda un messaggio alle società rivali

JUVENTUS MAROTTA / L'amministratore delegato e direttore generale della Juventus Beppe Marotta, nel corso di un'intervista concessa a 'Tuttosport', ha commentato le ultime news Juventus, a partire dalla finale di Champions League contro il Real Madrid in programma il 3 giugno

FINALE CHAMPIONS LEAGUE – “La finale di Cardiff è la realizzazione di un progetto. Berlino fu un insieme di fattori non tutti calcolati, questa finale è nata in estate con un mercato pensato con quell'obiettivo. Avevamo deciso di alzare l'asticella. La ricetta giusta per l'Europa? Ci mancavano mentalità ed esperienza”.

SCUDETTO – “Dicono che in Italia vinciamo perché non abbiamo avversari? Non sono d'accordo, Roma e Napoli hanno sempre inanellato risultati positivi. Non è facile vincere in Italia, anche se la Juve a volte può farlo sembrare”.

MODELLO VINCENTE – “Vedo società che trascurano l'aspetto societario e l'organizzazione, ma nel calcio moderno senza un manager che sia un solido punto di riferimento all'interno della società e una precisa divisione dei compiti non si va da nessuna parte. Ci sono club in Italia dove non si capisce chi sia al comando e ciò genera confusione che si ripercuote nei risultati dei quali nessuno sembra avere responsabilità”.

ATTACCHI ALLA JUVE – “Io sono stato per qualche decennio dirigente di squadre meno importanti della Juventus e l'ho sempre vista come una squadra forte e vincente. E così subentra la cultura dell'invidia e la vittoria viene denigrata e svilita. Quando uno vince è perché è più forte in tutte le componenti. Nel nostro calcio, purtroppo, c'è molta cultura dell'invidia e poco cultura della sconfitta, che è quella che ti permette di imparare da essa. Spesso, in Italia, i nostri avversari hanno dato la colpa all'arbitro o a qualcos'altro; questa è la cultura degli alibi, un concetto sbagliato e da sradicare perché toglie responsabilità ai giocatori”.

SUPREMAZIA JUVE – “Se noi, in questi sei anni, abbiamo fatto quasi cento punti in più di Napoli e Roma e non so quanti in più delle milanesi, non si può discutere la supremazia chiara e netta”.

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